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La Voce dell’Jonio

Randazzo 1 / Intervista a Salvatore Rizzeri sulla festa dell’Assunta: “La vara è (forse) unica al mondo”

by Redazione • 12 Agosto 2017

Dott.ssa Annamaria Di Stefano

Salvatore Rizzeri è un ex Funzionario del Banco di Sicilia oggi Unicredit, da poco in pensione. Laureato in Economia e Commercio, master in Consulenza Finanziaria, presso l’Università  Bocconi, è uno storico appassionatissimo, che conosce ogni particolare di ogni vicenda che abbia in qualche modo coinvolto il suo amatissimo paese, Randazzo. Lo abbiamo intervistato per avere notizie precise circa la nascita e la vita della Vara

.– La Vara di Randazzo è stata la prima in Sicilia o ha tratto spunto da altre? Quella di Messina, ad esempio, era antecedente o precedente?

Ritengo che la Vara di Randazzo non possa vantare il privilegio di essere stata la prima a comparire in Sicilia. Il dotto e storico Salesiano don Salvatore Calogero Virzì a tal proposito afferma, pur senza supporto documentale,  che “ . . . . Le sue origini sono da ricondursi alla seconda metà del 1500 e si collegano certamente alla venuta a Randazzo dell’Imperatore Carlo V.  La delegazione randazzese, invitata ad accompagnare il sovrano a Messina, ebbe così modo di stupirsi e meravigliarsi ammirando lo sfarzo e la magnificenza del carro trionfale dell’Assunta che in quell’occasione venne montato e fatto sfilare dai messinesi, per essere ammirato dall’Imperatore, nonostante il ferragosto fosse già passato da oltre due mesi”. A suo dire, pertanto, anche se di solo qualche anno è successiva a quella di Messina.


– Abbiamo fonti storiche che documentano quale sia stata l’ispirazione alla base della creazione della prima Vara?

La mancanza di documenti (molti sono stati nel corso dei secoli gli eventi calamitosi che hanno totalmente distrutto il patrimonio documentale dei vari archivi esistenti nella città) non ci consente di affermare con certezza quale sia stata l’ispirazione alla base della creazione di tale imponente carro trionfale. Gli storici municipali azzardano l’ipotesi che l’ispiratore ed esecutore del progetto possa essere stato il grande architetto del Senato messinese Andrea Calamech, in quegli anni a Randazzo per sovrintendere ai lavori di restauro delle chiese di Santa Maria e di San Nicola. Così come non è da scartare l’ipotesi secondo cui l’idea ispiratrice della realizzazione del carro trionfale possa essere stata data dall’opera pittorica di Giovanni Caniglia, datata 8 agosto 1548, che tuttora trovasi posta nella cappella absidale del Crocifisso nella chiesa di Santa Maria. Il dipinto assume infatti l’aspetto di un trittico verticale in cui risultano sovrapposte tre distinte scene: “La Dormitio” in basso, “l’Assumptio” al centro, “La Glorificatio” in alto.

– Chi ne volle l’importazione a Randazzo ?

Le nobili e potenti famiglie randazzesi gestivano da sempre il potere economico, politico e amministrativo della città. Essendo Randazzo da secoli per importanza la seconda città del Valdemone, dopo Messina, si volle, da parte di questi, dare ancora maggiore risalto e visibilità non solo alla città, ma anche al loro operato.


– Negli anni, la Vara di Randazzo ha subito delle modifiche sostanziali, dal punto di vista strutturale e/o dal punto di vista formale? E il percorso ha subito variazioni?


Nel corso dei secoli la Vara ha subito modifiche anche sostanziali sia dal punto di vista strutturale, così come da un punto di vista formale. Di ciò si ha certezza dai vari e diversi disegni rinvenuti nell’Archivio della Basilica di S. Maria e appartenenti a periodi storici diversi. Alcuni di questi sono stati riportati nell’interessante ed ormai introvabile volume del Salesiano don Salvatore Calogero Virzi – La Chiesa di S. Maria di Randazzo -, edito dal Comune negli anni ‘80.

– Con quale meccanismo veniva e viene trainata la Vara per le strade di Randazzo?


Il Carro trionfale della Vara, pesantissimo e di non agevole manovrabilità, è stato sempre trainato a forza di braccia, con due lunghissime e possenti funi, da un nugolo di ragazzi. Nei secoli passati, quando il corso Umberto non era ancora lastricato, la Vara si muoveva facendo scivolare il carro su robusti tronchi di legno che man mano venivano posti davanti al carro lungo la direzione intrapresa.

– Ci sono stati anni in cui la Vara di Randazzo non è uscita? Ad esempio durante la guerra?

Solamente dal 1973 la festa della Vara si celebra costantemente ogni anno. In passato la festa aveva una cadenza triennale, salve diverse e più lunghe interruzioni a motivo di eventi particolari (guerre, pestilenze, carestie). Il periodo più lungo di interruzione che personalmente ricordo è quello intercorso tra il 1967 e il 1973

– Attualmente la Vara di Randazzo è l’unica in Sicilia?

La Vara di Randazzo è certamente unica nel suo genere in Sicilia. Quella di Messina, seppur più pubblicizzata dai media, non ha niente a che vedere con l’originalità, bellezza e peculiarità di quella della nostra città, sia per dimensioni (18-20 metri in altezza), che per la presenza di 25 personaggi viventi, nonché per i particolari movimenti che la stessa è in grado di eseguire (rotazione nei due sensi delle ruote centrali, l’una a destra, l’altra a sinistra e inoltre per il movimento rotatorio di tutto l’asse del carro). Un complesso armonioso che suscita lo stupore del forestiero che la vede per la prima volta.


– Che lei sappia esiste qualcosa di simile in altre parti d’Italia o in altre nazioni del mondo?


Fercoli sacri di varie strutture e dimensioni sono presenti in varie parti del mondo e soprattutto in Italia. Una delle testimonianze medievali più note, il Carroccio della Lega Lombarda, è testimoniato a partire dal 1176, con sopra una croce ed un altare accompagnava in battaglia i soldati contro Federico Barbarossa. Posso comunque affermare senza possibilità di smentita che non esiste al mondo un carro trionfale simile alla “Vara di Randazzo”.

– Come è cambiato, se è cambiato, il modo in cui la cittadinanza randazzese vive questo evento?

Nel corso dei secoli, ma in particolare negli ultimi 20 anni, purtroppo, è cambiato un po’ l’atteggiamento della cittadinanza randazzese nei confronti di un tale straordinario evento. Si è ridotto quell’entusiasmo e quell’impaziente attesa che precedeva la festa. Ne vi è più la partecipazione di popolo che caratterizzava l’evento come nei decenni passati. La città si riempie si di decine di migliaia di visitatori entusiasti e sbalorditi alla vista di tale “meraviglia”, ma quelli che si vedono sempre meno sono, purtroppo, i giovani randazzesi che magari preferiscono trascorrere una giornata a mare.

– Quali sono i suoi primi personali ricordi della Vara di Randazzo?

Da ragazzo abitavo ad appena 150 metri dalla “Tribonia” – le Absidi di Santa Maria -, il luogo ove veniva e viene tutt’ora montata la Vara. Oggi con i moderni mezzi meccanici ci si impiega non più di due giorni per approntarla. Ai miei tempi invece (anni 60), si iniziava il lavoro almeno una settimana prima e tutti i ragazzini del quartiere assistevamo con entusiasmo in particolare all’alzata del “Tronco” e al suo fissaggio al centro del carro. Operazione non semplice, ed anche pericolosa, che richiedeva il lavoro di esperti operai per la durata di un intero giorno. I 25 personaggi prescelti venivano poi preparati molto tempo prima dal sig. Piero Santangelo, e nei giorni che precedevano l’uscita del carro giravano i quartieri e le piazze di Randazzo intonando e provando l’antica canzone-inno alla Vergine, in stretto ed antico dialetto randazzese.