Il Teatro Greco di Randazzo - Triocala
- Dettagli
- Categoria: Le Origini di Randazzo
- Pubblicato: Lunedì, 07 Giugno 2021 20:22
- Scritto da Salvatore Rizzeri
- Visite: 1846
Salvatore Rizzeri
IL
“ TEATRO GRECO “
DI RANDAZZO
Pianta del Teatro
La visione dei teatri antichi, da quelli greci agli anfiteatri romani, hanno sempre determinato in me un grande fascino e tanta curiosità. Catania, Taormina, Tindari, Siracusa, Segesta, quelli che fin da ragazzo ho avuto la fortuna di poter visitare. Da studente, nel lontano 1972, ebbi anche modo di assistere in quello di Siracusa alla rappresentazione della tragedia greca “ L’Edipo Re “ di Sofocle. Pertanto ben conoscendo la storia della mia città mi sono sempre domandato se Randazzo, le cui origini si perdono nella notte dei tempi, avesse anch’essa avuto il suo “Teatro Antico”.
Ebbene la risposta a questo interessante quesito è totalmente affermativa in quanto ho avuto modo di trovare tracce della sua esistenza in diversi documenti e testi di autorevoli ricercatori e storici. Prima però di descriverne l’ubicazione e le caratteristiche, necessita far conoscere al lettore quella che, in sintesi, è la storia del luogo e del centro ove esso venne edificato.
§ § § §
Le indiscusse testimonianze storiche e tradizionali riguardanti le antichissime origini di Randazzo sono confermate dal fatto che essa è ubicata in un territorio ricchissimo di reperti archeologici che dal periodo neolitico vanno al periodo siculo-greco e all’età bizantina fino al secolo VII d.C. I frequenti ritrovamenti dovuti agli scavi fortuiti eseguiti nel suo territorio, come a Santa Caterina, a Donna Bianca, a Imbischi, all’Acquafredda, in cui in passato è stato rinvenuto un enorme ammasso di cocci di ogni genere, da oggetti preistorici a terrecotte siceliote arcaiche, la scoperta di una necropoli ellenistica in contrada Sant’Anastasia a sei chilometri da Randazzo dove sono ancora evidenti le tracce di detrito archeologico formatosi a seguito delle due regolari campagne di scavi condotte tra il 1889 ed il 1890 dal nobile Paolo Vagliasindi, dal direttore del Museo Archeologico di Palermo Prof. Antonio Salinas e da Paolo Orsi; minuzzaglia formatasi dalla rottura di grandi urne funerarie di terracotta che componevano i sarcofagi, i ruderi vistosi di vecchie chiese bizantine, testimoniano che in questo luogo vi furono nei secoli passati centri abitati, in cui quelle popolazioni lasciarono notevoli tracce della loro civiltà.[1]
Paolo Vagliasindi
Pur non accettando alcuni studiosi la tesi della pentapoli, formulata dal Plumari, dalla cui fusione sarebbe derivata l'antica città di Randazzo, è sempre da considerare valido il fatto che la progenitrice della moderna Randazzo, a motivo di grandi calamità naturali verificatesi nel corso dei secoli, o a causa di distruzioni provocate da eventi bellici, fosse stata costretta a mutare località e ad accogliere le popolazioni dei centri circostanti da cui possano derivare i vari nomi, “ Triracia, Triocala, Tissa, Demena, Alesa “, riferentesi ad un medesimo sito.[2]
Poiché la documentazione ci porta ad identificare la città di Triocala quale sede di tale struttura, vediamo di saperne qualcosa in più in ordine al periodo della sua fondazione e al luogo ove sorgeva.
Prof. A. Salinas
L’Abate Vito Amico definisce Triocala,[3] città antichissima senza però nulla dirci sull’epoca della sua fondazione, accennando solamente al fatto che già esisteva al tempo di Dionisio il Vecchio, così come afferma Filisto, coetaneo di detto Tiranno, che la chiama “Triocalum et Triocala“. Del suo ampliamento parlano anche Diodoro Siculo ed il Cluverio, mentre Silio Italico riferisce che numerosi cittadini di Triocala fecero parte delle truppe ausiliarie del Console Romano Marcello, molto tempo prima della Guerra Servile, verosimilmente durante la Seconda Guerra Punica, partecipando anche all’assedio e alla conquista di Siracusa. M. Tullio Cicerone la nomina nella V^ Orazione contro Verre, dicendo che venne ristrutturata dopo essere stata occupata dai Servi e facendo cenno ad un siciliano, certo Leonida e tutta la sua famiglia, caduti in sospetto a Verre, per avere ordito una congiura contro i Romani.[4] Il La Monaca nella sua opera afferma invece chiaramente che la città di Triocala fu edificata all’epoca delle colonie greche. [5]
A conferma dell’esistenza di questo importante centro riportiamo l’avvenimento storico che più lo ha interessato e che fu causa della sua prima distruzione. Nell’anno 104 a.C. scoppia la rivolta degli schiavi in Sicilia, dalla parte orientale dell’Isola, dove ha inizio, si propaga rapidamente a quella occidentale. Divise in due fazioni, una elesse quale capo uno schiavo di nome Salvio, l’altra scelse per suo capo un certo Atenione, astrologo ed indovino, un uomo possente, fortissimo e di gran coraggio.
La prima grande battaglia tra gli schiavi di Salvio e l’esercito Romano al comando del Pretore Licinio Nerva, inviato per sedare la rivolta, si ebbe quello stesso anno nei pressi della città di Murganzia (Sicilia Orientale). La vittoria arrise però agli schiavi che fecero anche quattromila prigionieri. Subito dopo Salvio strinse un’alleanza con l’altro capo ribelle, Atenione, che poco prima era stato messo in fuga presso il Lilibéo (Marsala) dalle truppe ausiliarie del Console Gomone. Dopo la vittoria di Murganzia i due alleati, riunite le loro forze in un unico esercito, assalirono ed espugnarono la citta di Triocala. Salvio però geloso dei successi di Atenione, non sappiamo con quale pretesto e accusa, lo fece mettere in catene, per poi proclamarsi Re con il nome di TRIFONE; elesse Triocala a capitale e sua residenza facendola ingrandire e cingere di mura e di fossati.
Paolo Orsi
Le successive alterne vicende della guerra servile portarono ad una prima sconfitta nell’anno 103 a.C. dell’esercito dei servi da parte del Pretore Licinio Lucullo. Di Trifone si dice poi che, dopo aver liberato Atenione di cui conosceva il valore, fuggendo da Triocala, cercò di rifugiarsi in altre città amiche, ma inseguito dalla cavalleria romana, venne ucciso in Demena, città sottoposta all’Etna, non molto distante da Triocala.
Il Fazello, smentito anche da altri autorevoli storici, - erroneamente - identificò Triocala con l'attuale Caltabellotta che non ci sembra affatto essere vicina all'Etna, bensì nella parte occidentale dell'Isola nell'agrigentino.
La definitiva sconfitta dei servi avvenne però nell’anno 101 a.C. ad opera del Console Manlio Aquilio, un prode guerriero che aveva combattuto alle dipendenze di Mario in qualità di luogotenente. Aquilio infatti riuscì con grande energia a sconfiggere ed uccidere Atenione e a domare la rivolta.
-
Battista Caruso narra la fine di questa seconda Guerra servile, con queste parole:
“. . . Venuto Aquilio nell’Isola ed assunto il comando dell’esercito romano che sì malamente aveva amministrato Caio Servilio, dopo aver stabilito la militare disciplina e fatte le necessarie provvisioni per riempire i magazzini di grano, marciò per combattere i sollevati e, venuto con esso loro a battaglia campale, ne ottenne una completa e gloriosa vittoria, avendo ucciso di sua mano Atenione, dei cui seguaci ne restarono diecimila estinti sul campo. Quindi senza dare alcuna requie ai fuggitivi, mandò Aquilio ad esterminarli dentro Triocala e dentro gli altri luoghi nei quali eransi rinserrati, passandoli tutti a fil di spada e non concedendo alcun quartiere. . . . [6]
La città di Triocala venne pertanto distrutta per la prima volta in questa seconda guerra servile, così come afferma anche Silio Italico nel suo poema storico:
“ Et mox servili vastate Triocala bello “[7]
In passato grossolani errori di interpretazione dei documenti, circa il nome e le località dell’Isola ove si sono svolti importanti avvenimenti storici, hanno indotto anche alcuni autori di valore a sbagliare, (T. Fazello), ponendo questa città in altra località dell’Isola, (Caltabellotta), o in un luogo diverso da quello reale, seppur nell’ambito del territorio di Randazzo.
“. . . Vetusta tradizione, fiancheggiata in ogni tempo da monumenti irrefragabili, ci ha fatto conoscere che il sito della Triocala non è nella Città Vecchia di Randazzo, ove si dimostra l’esistenza della Tiracia, né tampoco nell’altro locale del Castello di Spanò ove si ravvisa la città di Alesa Mediterranea, ma nello stesso topografico sito ove sorge Randazzo. Ed anche ciò come Città posta ai piedi dell’Etna, nella Valle di Demena, nella cui capitale, come ci attesta Cesare Ottaviano Gaetano, nella vita di S. Lucia, riportando un passo del Vescovo Uriano,[8] restò ucciso il vinto Trifone capo degli schiavi sollevati ”.[9]
Triocala distrutta dalle legioni di Manlio Aquilio, venne successivamente ricostruita e dotata di possenti mura per ordine di Cesare Ottaviano Augusto, così come altri centri della zona che subirono la stessa sorte a motivo di questa tragica e cruenta rivolta.[10]
Nei secoli successivi la città crebbe nuovamente in dimensione ed importanza, tanto da essere riconosciuta dagli Arabi come possibile causa di problemi dal punto di vista strategico-militare. Questi nell’827 al comando dell’Emiro Asad ibn al-Furāt sbarcano a Mazara con un possente esercito, procedendo sistematicamente all’occupazione della Sicilia. Nell’anno 877 Randazzo (Triocala) viene infatti assediata e conquistata dai Saraceni capitanati dall’Emiro Giafar ibn-Muhammed.
La più importante testimonianza rimane però quella che ne dà MICHELE AMARI nella sua "Storia dei Musulmani in Sicilia". Il più rilevante e fondamentale documento riferibile a questo importantissimo periodo della nostra storia e di cui ho già parlato in diversi articoli e monografie.[11]
“Hfagah, Emiro di Sicilia dall’anno 862 all’871 d.C., dopo l’ennesimo tentativo di espugnare Taormina, di Rabi primo dell’anno 255 dell’Egira ( dal 17 Febbraio al 18 Marzo 869 ), movea sopra - Tiracia -, com’io leggerei in Ibn-al-Atir, e risponderebbe a quella che poco appresso fu chiamata Randazzo. Non si sa s’ei la espugnasse “.[12]
I documenti d’archivio rimastici attestano anche che essa divenne sede di presidio militare e residenza dell’Emiro. il “ TEATRO ” venne infatti riconvertito in accampamento dei soldati proprio dopo la conquista della città da parte dell'Emiro Giafar ibn-Muhammed (anno 877).
Esso sorgeva sul colle dove attualmente si trovano le rovine dell’antico Monastero dei Frati Minori Osservanti, ( Colle di San Pietro ). Fino al secolo scorso, infatti, tale luogo prendeva il nome di “Piazza Teatro Greco”.
Tralasciando altri importanti documenti storici non possiamo fare a meno di menzionare quanto affermato dall’autorevolissimo Mons. Francesco Gonzaga, (1546 - 1620) Generale dell’Ordine Francescano, Vescovo di Bitonto e poi di Cefalù. Il Prelato scrivendo della fondazione del Convento dei Frati Minori Osservanti di Randazzo, dedicato a S. Maria di Gesù, afferma che:
“ . . . questo Convento di S. Maria di Gesù di Triocla, vulgo Randazzo, ventunesimo di Sicilia, è stato fabbricato, a spese pubbliche dai cittadini nel 1420 “.[13]
Da rilevare anche che, quando il Conzaga accenna nel suo testo che il Convento è stato eretto a spese del pubblico, aggiunge ancora che i Giurati della Città donarono come locale dell’erigendo Convento, alcune fabbriche antiche spettanti a questa Università sita “prope Trioclam eorum Civitatem vulgo Randazzo“, le quali erano “avanzi “ dell’Antico Teatro di Triocla, distrutto dai Saraceni e da loro riconvertito in quartiere per soldati. In epoca successiva tale immobile passò al demanio del Comune di Randazzo, che lo utilizzò come deposito.[14]
Era questo certamente un luogo considerevole se, come si è detto, degno di Presidio arabo e residenza di Emiro e che, secondo il Codice Arabo [15], nell’anno 891 aveva una popolazione di ventitremila anime.
I Centri Arabi della Sicilia
Purtroppo la scarsa documentazione disponibile non ci consente un resoconto preciso e lineare dei fatti storici del periodo che riguardarono il territorio di Randazzo ma, da quanto si evince dalla pur modesta documentazione, questa plaga e i centri che su essa gravitavano, (Triocala – Trinacia/Tyracia – Tassah-Randach), furono fortemente interessati dall’invasione musulmana dell’Isola. Oltre alle notizie già precedentemente riportate esistono ancora altre tracce nei vari resoconti storici di illustri autori, parecchi dei quali raccolti e sintetizzati nella “Cronologia”.[16]
A ulteriore conferma ed in conclusione di questa modesta ricerca vorrei raccontare quanto ebbi modo di constatare in maniera del tutto fortuita qualche tempo fa. Nell’anno 1985 da dipendente del Banco di Sicilia presso la Filiale di Randazzo, sistemando dei fascicoli amministrativi nell’archivio dell’Istituto, ebbi modo di trovare e leggere il contenuto di un Testamento Pubblico redatto il 10 Dicembre del 1934 dal Notaio Giovanni Camardi da Randazzo, e registrato nella stessa città in data 13 Aprile 1936 al n° 449, Vol. 61. Il documento riportava le volontà di un certo Longhitano Nunzio Luigi fu Signorino, il quale nella propria abitazione di Randazzo, in “ Piazza Teatro Greco n. 6 “, alle ore 19,00 p.m. di quel giorno, alla presenza di diversi testimoni, dettava al suddetto Notaio le sue ultime volontà.
Copia del suddetto documento è tutt’ora in mio possesso.
Randazzo, 5 Giugno 2021
[1] Salvatore Rizzeri: Randazzo e la sua storia . . . - 2011. Opera Inedita.
[2] Salvatore Rizzeri: Randazzo e la sua storia . . . - 2011. Opera Ined. Introd. pag. 7.
[3] V. Amico: Lessico Top. Sic. Tomo II°, P. II^, voce: Triocala.
[4] M. T. Cicerone: Verrem. Liber Quintus. – De Suppliciis.
[5] E. La Monaca: Antichità di Sicilia.
[6] G. Battista Caruso: Memorie storiche di sicilia. Pag. 113.
[7] Silio Italico: Punica. Poema storico in XVII libri.
[8] Cesare Ottaviano Gaetano: Vitae Sanctorum Siculorum.
[9] P. Luigi da Randazzo:Cenni Storici della Città di Randazzo. 1946. D.O. Ined. Pag. 41.
[10] E. La Monaca: Città antiche di Sicilia. Catania 1846 – Voce: Triocala, pag. 72.
[11] S. Rizzeri: Randazzo e la sua storia . . . – 2011, Opera Inedita, pag. 86.
[12] M. Amari: Storia dei Musulmani in Sicilia. Libro II° pag. 433.
[13] F. Gonzaga: De Origine Seraphicae Religionis. Roma 1587.
[14] S. Rizzeri: Il Convento dei Frati Minori Osservanti. R. N. n. 30. Agosto 1989.
[15] Codice Arabo, Tomo II° Fogl. 285.
[16] Cronologia L.: Gli Arabi in Sicilia. La Conquista: anni 827 - 871. Vari autori.
S. Rizzeri: Randazzo e la sua storia . . . . Ed. La Rocca. - Giarre 2020.