La Chiesa di San Nicola
La Chiesa di San Nicola
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- Categoria: Le Chiese di Randazzo
- Pubblicato: Domenica, 11 Agosto 2019 16:34
- Scritto da Salvatore Rizzeri
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Salvatore Rizzeri
CHIESA DI SAN NICOLA
(Sec. XIII – XVI – XVIII)
L’Imponente facciata della Chiesa
E’ la più grande chiesa di Randazzo e della Diocesi, caratteristica questa per la quale Re Federico II di Svevia le elargì il privilegio di fare da ambiente dove radunare le Civiche Assemblee Generali. Le parti più antiche risalgono al sec. XIII e la sua struttura originaria era in stile normanno-svevo. Venne ristrutturata nel 1589, come ci ricorda la lapide infissa sul lato sud della chiesa, e successivamente nel 1605.
Si presenta come un complesso architettonico imponente dell’ultimo rinascimento con soprastrutture di epoche e stili diversi, purtroppo letteralmente rovinata dai bombardamenti che la privarono della maggior parte delle sue opere d’arte.
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Il prospetto ( sec. XVI ). Venne disegnato dal grande Architetto del Senato Messinese ANDREA CALAMECH, si tratta di un’imponente facciata con elementi classici interpretati in chiave leggermente barocca, come quelle delle grandi chiese di Roma. Sulla porta centrale lo stemma con l’Agnello Pasquale e a tal proposito gli storici municipale affermano che, in tempi remotissimi, la chiesa sia stata sede vescovile.
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Il Campanile ( sec. XVIII ). L’attuale sostituì la bellissima torre campanaria in stile trecentesco distrutta dal grande terremoto del 1693. Fu ricostruito nell’anno 1783, un po’ tozzo, scabro e incompleto nella parte terminale del pinnacolo.
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Absidi Poligonali ( sec. XIII ). Poderose nella loro struttura, risentono di un indirizzo artistico quale è quello cistercense importato dalla Francia. La forma poligonale, il motivo ad archetti pensili e il coronamento della merlatura, danno ad esse l’aspetto di torrioni di fortezza molto simili alle torri di Castel del Monte in Puglia.
L’interno della chiesa, completamente rifatto, subì danni gravissimi a seguito dei bombardamenti anglo-americani del lugio-agosto 1943, i maggiori tra le tre grandi cattedrali della città.
Le uniche opere di valore rimaste sono le seguenti:
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Fonte Battesimale ( sec. XIII ). E’ in pietra arenaria a forma esagonale, lo stile è quello gotico con elementi bizantini. Smontato in varie occasioni, venne rimontato e risistemato in seguito ai grandi lavori di ristrutturazione del sec. XVI. Gravemente rovinato dagli eventi bellici del 1943 manca di numerosi pezzi, probabilmente la balaustra di archetti in arenaria che lo circondavano, che non ci consentono di determinarne la struttura originaria. Due di questi archetti si trovavano infissi sul muro alle sue spalle sono stati recentemente smurati e conservati.
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Statua di S. Nicola ( 1523 ). Opera in marmo di Antonello Gagini ( 1478 – 1536 ), il più grande scultore siciliano del tempo. E’ tra le opere più mirabili del grande maestro che seppe imprimere nel volto del Santo una serenità solenne ed una maestà impressionante. La statua è datata e firmata dall’autore ( Opus Antonii Gagini Panormitae – M.D.XX.III. - ), che venne a Randazzo per collocarla, indorarla e riscuoterne il compenso pari a sole 60 onze. E’ anche una statua miracolosa perché essa sanguinò nella dolorosa congiuntura di una grande carestia e subito dopo cessò la mortalità ( 30.06.1672 ). A ricordo di ciò a Randazzo, fino a qualche tempo fa, vi era l’uso di preparare nella notte del 6 Dicembre, festa del Santo, la cosiddetta “ cuccia “, una pietanza di grano bollito condito con ricotta fresca. Sulla spalliera dell’altare due pannelli raffiguranti i miracoli del Santo.
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Altare del Crocifisso:
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a) Pannelli in marmo di Giacomo Gagini ( 1535 ). In parte collocati sui muri laterali.
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b) Dipinto su legno del sec. XVII, bella opera pittorica su tavola di autore ignoto.
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Altare del Sacramento:
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Dorsali di Antonello Gagini. Sono rappresentate scene della Passione.
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Gesù con i Discepoli ad Emmaus.
Quadretto di autore ignoto danneggiato dagli eventi bellici del 1943.
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Onofrio Gabrieli ( 1610 – 1705 ):
Cristo fonte di grazia. Questo prezioso quadro è stato restaurato negli anni 80.
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Zoppo di Gangi - sec. XVII:
San Gregorio Magno. Il quadretto è proveniente dalla distrutta chiesetta di S. Gregorio, un tempo cappella della famiglia Fisauli a cui il quadro apparteneva.
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Giuseppe De Thomasio – sec. XVII:
La Trinità – 1651. Il quadro proviene dalla chiesa di S. Francesco di Paola fortemente danneggiata dai bombardamenti alleati dell'estate del 1943. Il quadro è stato restaurato alla fine degli anni 80.
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Altare della Madonna della Catena (Giuseppe Giuliano di Palazzolo Acreide - 1872).
Trittico di scuola Antonelliana – Sec. XV. Opera pittorica di grande pregio appartenente alla scuola del grande Antonello da Messina. In esso vi è rappresentato, in alto, la Deposizione ed in basso, la Madonna in trono con ai lati S. Caterina d’Alessandria e S. Agata che mostra tra le tenaglie la mammella che nel martirio le fu strappata.[1]
* Ludovico Suirech – sec. XVIII
Madonna tra S. Barbara, S. Lucia, S. Apollonia e Santa Giovanna d’Arco – 1760. Il quadro, malridotto dalla polvere e dall’umidità dei secoli, abbisognerebbe di un restauro che possa ridargli quella bellezza e vivacità di colori che certamente in passato lo hanno contraddistinto.
* Anonimo – sec- XVIII
San Tommaso d’Aquino, S. Vincenzo Ferreri e S. Domenico di Guzman. Il sole brilla incastonato nel suo petto, virtù di sapienza. Il Santo al centro della scena tra i due Santi Domenicani.
* Anonimo – sec. XVIII
San Michele Arcangelo Il quadro risulta bucato in più parti, (la chiesa venne centrata da diverse bombe d’aereo nell’estate del 1943). Diversi gli strappi alla tela causati dalle schegge delle bombe esplose all'interno del tempio).
* Anonimo - Sec. XVI
Madonna col Bambino Delicata statua in marmo se non del Gagini, certamente appartenente alla sua scuola.
* Anonimo - Sec. XV
Quadro di Sant'Agostino Accanto al Santo l'immagine della Vergine col Bambino e tra gli Angeli. Nei dieci riquadri i miracoli del Santo.
* Sacrestia – Appartenente all’Arciconfraternita delle SS. Anime del Purgatorio.
* Costola del Saraceno. Si tratta di un reperto osseo (probabilmente la costola di un animale preistorico – Elefante – rinvenuto a metà ottocento sulle sponde del fiume Alcantara ).
Scritta murale in Greco-dialettale di difficile interpretazione datata 1613. La lingua e la cultura greca, così come il rito greco-ortodosso delle cerimonie religiose, continuarono a persistere nel quartiere centrale della città (quello greco) fino al XV secolo così come afferma lo storico castiglionese Filoteo degli Omodei nei suoi scritti.
Randazzo 31 Luglio 2019
[1] S. Rizzeri - Le Cento Chiese di Randazzo – Catania 2008, Ediz. Artemide, n. 117 pag. 169.