Il Convento del SS. Salvatore
Il Convento del SS. Salvatore
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- Categoria: I Conventi e i Monasteri
- Pubblicato: Martedì, 27 Agosto 2019 20:59
- Scritto da Salvatore Rizzeri
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CONVENTO DEL SS. SALVATORE DEI PADRI CAPPUCCINI
( S. ONOFRIO )
a cura di
SALVATORE RIZZERI
Seminarium Seraphicum
Originariamente dedicata a S. Onofrio, era la Chiesa del Convento dei Padri Cappuccini, la cui costruzione risale probabilmente al 1538.
Chiesa e Convento vennero la prima volta edificati nel vallone del torrente Annunziata, nei pressi della Chiesa di S. Maria della Misericordia, ( Quartiere di S. Maria dell'Itria ) su un poggio rivolto a levante. Chiesa e Convento vennero abbandonati a causa di una frana che rovinò del tutto il fabbricato, assai mal costruito nel suo disegno tradizionale, a pianterreno.
( ......fondato a 100 passi dall'abitato sulla strada che portava a Maniace; restava un epitaffio con la data 1547 , forse finito allora, rovinato da una frana nel 1600 , fu costruito davanti alla porta di S. Martino ....... per la sua costruzione i Giurati elargirono onze 100 e successivamente altri contributi per il sostegno dei frati " ..... poichè le orationi mantengono le città e i popoli ". I frati vi abitarono dal 24 Giugno 1607. ) [1]
Dall'atto del Not. Dominedò del 20 Maggio 1600 ind. XIII, sappiamo che i Cappuccini, avuto in dono il terreno sopra un colle presso la porta di S. Martino, da un certo Giuseppe Margaglio, con le sovvenzioni del Comune e del popolo, costruirono l'attuale convento e la Chiesa dedicata al Salvatore. Nel 1610 le fabbriche erano finite e da allora una lunga serie di santi monaci onorò la cittadina di Randazzo: Frate Umile da Randazzo ( 1598 ), Padre Alessio e Padre Paolo, apostoli di carità nella peste del 1575 - 1580, Fra Giuseppe della famiglia Minutoli, baroni di Cagliari ( 1622 ), Padre Stefano ( 1597 ), Fra Aurelio (1600), un altro Padre Giuseppe ( 1614 ), Padre Francesco Giancadi ( 1767 ), ed altri ancora. Anche questo Convento subì i rigori della Legge sulla soppressione delle corporazioni religiose del 1866. Due cappuccini, P. Bernardo da Randazzo e Fra Domenico da Tripi, ebbero però la forza di non abbandonare il Convento che il demanio vendette a privati. Comperato in parte dalla famiglia Fisauli-Piccione, non appena fù possibile da questa fu restituito ai Cappuccini che, venerati ed amati per il loro zelo, ritornarono a Randazzo nella loro vecchia dimora nel 1892.[2]
Come tutte le Chiese ed i Conventi della città, anche questa subì la furia degli eventi bellici del 1943. Danneggiata, unitamente al Convento, venne ricostruita negli anni cinquanta (1952 - 1955) grazie all'opera fattiva del Priore, il Padre Bonaventura. Fino alla fine degli anni sessanta il Convento fu sede di un fiorente Collegio Serafico per formare le nuove reclute dell'Ordine.
La scalinata dei Cappuccini
La Chiesa è ad unica navata, molto semplice nelle sue linee architettoniche, unica opera di pregio, il grande quadro sull'altare maggiore che rappresenta la " Trasfigurazione " di Nostro Signore sul monte Tabor. E' opera del nobile pittore Lanfranco di Jacopo Imperatore, ( 1592 - 1680 ). L'ingresso della Chiesa, col suo portale in pietra lavica, dalla linea lievemente classica, si trova in cima alla lunga scalinata che porta al colle, appunto, dei " Cappuccini " da cui si gode un panorama veramente incantevole della parte più vecchia, suggestiva e monumentale della città.
I possenti cantonale della Chiesa sono anch'essi in pietra lavica, così come le modanature dell'ampia finestra rettangolare sovrastante il portale d'ingresso. La parte sommitale è coronata da un timpano triangolare in pietra basaltica. Pregevole all'interno, oltre al già citato quadro, il complesso dell'altare completamente in noce, nonchè la volta della Chiesa abbellita da lacunari in legno disegnato. Questi lavori in legno ad intarsio sono una caratteristica propria di tutte le chiese rette dai Padri Cappuccini. L'opera del Lanfranco venne invece donata alla chiesa dal Principe di Spadafora, signore di Maletto, ma cittadino Randazzese.[3]
[1] A.G. Capp., G. 92: A.S.V. fondo cit., vol. 8. S. Cucinotta: Popolo e clero in Sicilia - Messina 1986, pag. 465.
[2] S.C. Virzì - Randazzo e le sue opere d'arte - R.N. n. 27, pag. 57.
[3] S. Rizzeri “ Le Cento Chiese di Randazzo “ Ediz. Artemide 2008, n. 100, pag. 102 - 104.