La Comunità Ebraica di Randazzo
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- Categoria: La Presenza Ebraica in Sicilia
- Pubblicato: Venerdì, 27 Dicembre 2019 15:23
- Scritto da Salvatore Rizzeri
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Salvatore Rizzeri
LA COMUNITA’ EBRAICA DI RANDAZZO
La Diaspora
La presenza ebraica in Sicilia risale a tempi antichissimi, e questo anche grazie alla posizione geografica che da sempre ha occupato l’Isola nello scenario mondiale: il cuore del Mediterraneo, un crocevia portuale dove passavano tutti i traffici commerciali ed un punto di collegamento fra l’area mediterranea ed il continente europeo. Già nel 59 a.C. si ha notizia di un consistente numero di ebrei che fuggendo dalla loro terra, dopo l’occupazione romana conclusa dalle legioni di Pompeo, si trasferisce nella città di Siracusa. Un notevole incremento della loro presenza nell’isola può farsi risalire al 70 d.C., cioè dopo l’avvenuta distruzione per la seconda volta del Tempio di Gerusalemme da parte delle truppe dell’Imperatore romano Tito e l’espulsione degli ebrei dalla Terra Santa. Durante questa ondata migratoria, i ricercatori e gli storici presumono che arrivarono ebrei anche in Sicilia, notizia questa riportata da Mons. Giovanni di Giovanni [1].
Anche quelli che in un primo momento erano fuggiti in Egitto, dove era in uso il greco, fece sì che per i nuovi venuti ci fossero maggiori opportunità d’integrazione con il resto della popolazione. Qualche tempo dopo però presero la decisione di spostarsi nuovamente, andando in Sicilia, in questo incoraggiati dall’uso di quella lingua ad essi nota - il greco -. La zona costiera della Sicilia Ionica, infatti, pur essendo sotto il potere romano, continuò a mantenere integre le tradizioni linguistiche del periodo greco [2].
Non solo nelle città costiere ma anche nelle zone interne limitrofe: Agrigento, Tissa, Tyracia/Triracia [3], (l’odierna Randazzo), si parlò il greco dorico sin dopo la conquista da parte degli Arabi (Filoteo degli Omodei attesta che fino al XV secolo nel quartiere centrale della città di Randazzo, quello di San Nicola, abitato prevalentemente da popolazioni di origine greca, si parlava ancora il greco) [4]. La lingua greca pertanto, saldamente radicata nel territorio siciliano, e la pacifica convivenza offerta loro da quelli - gli Arabi - che consideravano naturali protettori, furono i principali motivi che li spinsero ad emigrare verso la nostra Isola.
Non è strano pertanto che importanti città costiere quali: Siracusa, Catania, Palermo, Messina e dell’interno: Castrogiovanni, Agira, Vizzini, Modica e soprattutto Randazzo, o come si chiamava all’epoca (Tissa-Triracia), che oltre a distare pochi chilometri dalla costa Ionica, era un centro di grandissima importanza strategica ed economica, ben conosciuto nell’antichità, contemplassero importanti comunità ebraiche al loro interno, poiché l’eccellente posizione geografica di questi siti consentiva gli affari e favoriva gli spostamenti all’interno dei diversi centri siciliani, senza privarle della possibilità di mantenere i contatti commerciali con gli altri ebrei del mondo tardo-romano, in Egitto e in Nord Africa. Randazzo fu poi la capitale della Valle dell’Alcantara (Akesine) e nodo viario di importanza vitale per chi dalla costa Ionica doveva spostarsi verso il centro dell’Isola e verso Palermo.
I Centri Ebraici della Sicilia
Non si ha certezza sulle esatte percentuali di presenza nel territorio siciliano, ma in ogni modo la Trinacria fin dai tempi biblici era stata una delle terre più importanti per la consistente presenza di questa comunità. Si parla di cifre che vanno dalle 30.000 alle 37.000 unità nell’anno del Decreto di espulsione. Dato certo è invece quello relativo alla presenza ebraica nella città di Randazzo. Nel 1492 la sua comunità era composta da ben 170 famiglie che rappresentavano 11,3% della popolazione. La comunità più numerosa dell’attuale provincia di Catania, e tra le prime dell’intera Sicilia. Se si considera che ogni famiglia era composta in media dalle 5 alle 6 persone, si ha una cifra totale intorno alle 1.200 unità. Era questa infatti una tra le più importanti e ricche comunità di ebrei della Sicilia [5]. Secondo il Trasselli all'atto dell'espulsione solamente in 300 andarono via - praticamente i maggiorenti della comunità - la gran parte invece, "convertendosi", rimase nella città. Si spiega così l'attuale gran numero di famiglie randazzesi aventi cognomi di chiara origine Judaica.
Oltre all’attività di prestito di denaro e alle attività agricole, commerciali e di allevamento, quando gli arabi introdussero i semi di cotone e la canna da zucchero, i gelsi e i bachi da seta, insieme al sommaco per conciare e tingere i tessuti, gli ebrei, che lavoravano facilmente il cotone, la seta e il lino, crearono così una solida industria: quella tessile. Il trattamento delle fibre, la loro colorazione ed infine l’arte del ricamo, erano attività che gli ebrei praticavano da lungo tempo e che attecchirono nel nostro territorio. Randazzo, come molti altri centri isolani, da allora divenne infatti importantissima nella produzione della seta, dei tessuti e delle pelli, (famoso in tutta Europa il “panno di Randazzo”), segno questo di una forte presenza della comunità ebraica nella città. I rapporti commerciali con la città di Messina, già eccellenti, si fecero infatti sempre più stretti, visto il ruolo centrale che quella comunità ebraica ricopriva nell’arte della lavorazione dei tessuti pregiati. Per evitare incendi all’interno della città, i numerosi depositi di seta grezza si trovavano fuori le mura, in località “S. Elia”, all’interno dei cosiddetti “casotti ”, tutt’ora esistenti alla periferia ovest della città.
Numerosi in questo specifico settore le presenze di elementi qualificati come "mercanti di panni", sono tali Nisso Quaresima, Xibiten Misiria, Abram Calabrisi, Josef Rabibi.
Porta Aragonese o Porta degli Ebrei
Gestivano anche aziende artigianali per la lavorazione dei metalli, specialmente il ferro, è il caso di Muxa Rabbi e di Yasse Pernes. Si occupavano inoltre della concia delle pelli. Le concerie e i laboratori per la lavorazione delle pelli si trovavano accentrate nel quartiere di S. Maria dell’Itria, fuori la cinta muraria. Questo quartiere veniva più comunemente chiamato “quartiere dei conciariotti ” (a cunziria), proprio per la presenza di un gran numero di queste attività, li allocate per l’abbondante disponibilità di acqua. (Il quartiere sorgeva sulla riva destra del fiume Alcantara ed era attraversato dal suo affluente, il torrente Annunziata).
Gli ebrei di Randazzo si affermarono anche nel settore lattiero-caseario, nella produzione e nella lavorazione del latte e del formaggio che assieme al commercio del vino e dell’olio costituivano una buona fetta dell’economia delle varie comunità. Il territorio e il clima di Randazzo è stato da sempre particolarmente vocato alla coltivazione della vite e dell’ulivo, colture introdotte in Sicilia dalla civiltà greca.
Sparsi un po' in tutti i tre grandi quartieri di Randazzo (Lombardo, Greco e Latino) e ben integrati con la popolazione locale con la quale non risultano esserci mai stati scontri o intolleranze, si stabilirono in un tempo non ben definito prevalentemente all’interno del quartiere Latino di Santa Maria, sul Colle di San Giorgio nei pressi di Porta Messina, successivamente indicata come “Porta degli Ebrei ”, (denominazione tutt’ora mantenuta).
La Basilica di S. Maria il Quartiere Latino e il Quartiere Ebraico
Non conosciamo però con esattezza l’effettivo periodo storico dei primi insediamenti ebraici nella città etnea dal momento che i documenti d’archivio che avrebbero potuto darci delle risposte certe, conservate nel grande archivio storico della parrocchiale Chiesa di San Nicola, vennero interamente bruciati nel 1539 dalla soldataglia ribelle a Carlo V proveniente dalla Goletta, che per circa tre mesi (20 Gennaio – Aprile 1539) mise a ferro e fuoco la città [6]. Ma i toponimi, i quartieri, la presenza alla periferia ovest della città di importanti attività artigianali e industriali, inerenti la lavorazione e il commercio di pelli e di prodotti conciari, la lavorazione della seta grezza di cui Randazzo era tra i maggiori produttori dell’Isola, con le relative tintorie gestite già nel XII secolo da membri della comunità ebraica (Mosè Sacerdoto, Iacob Guadagno, Farachio Levi, Masio Lu Iudichi, Mosè Josef, Busacca Yhasde, ecc.[7]), tutto ciò testimonia come copiosa è sviluppata doveva essere già in quell’epoca la comunità ebraica nella nostra Città.
Siamo in un periodo storico durante il quale la Città di Randazzo, soprattutto dopo la conquista normanna, diviene uno tra i più grossi centri demaniali del Valdemone, non solo dal punto di vista demografico, ma soprattutto economico e commerciale. Pertanto anche se le prime notizie documentate relative alla presenza ebraica nella città risalgono al 1347, “…. il 22 Febbraio 1347 Salomon Czichiri è proprio un Iudeo de Randacio, che verrà autorizzato ad esercitare la professione di medico per tutto il Regno di Sicilia [8],” nonché il documento dell’Infante Giovanni del 16 Aprile dello stesso anno indirizzato all’Arcivescovo di Messina Raimondo de Pizzolis, con il quali gli si intimava di non intromettersi negli affari della comunità ebraica randazzese, (imposizione di collette) dal momento che i suoi membri erano soggetti alla sola giurisdizione del Re e dei suoi funzionari competenti [9], è evidente il fatto che la presenza ebraica nella nostra città sia da retrodatare a diversi secoli precedenti.
Nel 1400, la comunità ebraica di Randazzo era talmente importante in Sicilia da godere di gestione autonoma ed essere retta da un Giudice particolare e proprie istituzioni, come si può vedere da un Diploma del 3 giugno 1477. Il documento, emanato dal vicerè Lop Ximénez Durrea, ordinava a Simone Rubbeo, Vicesecreto di Randazzo, ad esigere presso la Giudecca di Castiglione la somma di 600 onze da versare alla Real Corte in cambio dell’abolizione dell’Ufficio di Giudice Universale dei Giudei di Sicilia.
Nel campo della vita sociale ed economica, come abbiamo avuto modo di accennare, erano presenti in tutti i settori, alla stessa stregua e, in qualche campo, più degli stessi cristiani. Nel settore creditizio si annovera un banchiere nella persona di Murdoch de Panormo, "Magistro scolari" è Busaccono di Xalo; per non parlare poi del gran numero di medici e chirurghi ebrei presenti a Randazzo, molti dei quali autorizzati ad esercitare la professione su tutto il territorio siciliano: oltre al già citato Salomon Czichiri, ricordiamo Manueli Servidei, Rasé Rabbi, Benedetto Servidei, Mayr de Siracusa, Siminto Rabbi Mathamias, Yasse Rabbi, ed altri ancora. Per un certo periodo dimora a Randazzo anche un medico d'eccezione di origine catalane: Josue Benaccrimi. Tale massiccia presenza di specialisti nell'arte Ippocratica, non riscontrabile in nessun'altro centro della Sicilia, ci fa ritenere, senza ombra di dubbio, che a Randazzo nell'ambito della comunità ebraica fosse stata istituita su disposizione regia una "Scuola de Arte Medicina".
In un successivo capitolo tratteremo di questo particolare ed importantissimo aspetto della Comunità Ebraica di Randazzo, così come della loro cacciata in conseguenza del Decreto di espulsione del 31 marzo 1492 a firma del Re Ferdinando il cattolico e della Regina Isabella di Castiglia.
[1] Giovanni di Giovanni: L’ebraismo della Sicilia. – Editoria multimedia.
[2] Lisa Bachis: Gli ebrei di Taormina dalle origini al XV secolo. Op. cit.
[3] E. La Monaca: Antichità di Sicilia.
[4] S. Rizzeri: Randazzo e la sua storia. Origine ed evoluzione nei secoli. Ediz. La Rocca , Giarre (CT) Dicembre 2020.
[5] Salvatore Rizzeri: Randazzo e la sua storia. Origine ed evoluzione nei secoli. – Dicembre 2020
[6] P. Luigi Magro: Cenni storici della città di Randazzo - Op. inedita, pag. 126
[7] S. Simonsohn: The Jews in Sicily, 18 voll. Leiden-New York-Boston-Koln. 1997 – 2010. Diverse pagine.
[8] B.G. Lagumina: Codice Diplomatico dei Giudei di Sicilia, Palermo, 1884-1888. I, pag. 71.
Prof. Santino Spartà: Gli Ebrei a Randazzo. La Voce dell’Jonio 2019. Pagg. 4 – 5.
[9] S. Simonsohn: The Jews in Sicily, Doc. 584. Rizzo Pavone, Gli Archivi di stato siciliani, p. 81 e segg.