Pur non accettando la tesi fantasiosa della pentapoli, formulata dal Plumari, dalla cui fusione sarebbe derivata l'antica città di Randazzo, è sempre da considerare valido il fatto che la progenitrice della moderna Randazzo, per ragioni contingenti, fisiche e strategiche, fosse stata costretta a mutare località e ad accogliere le popolazioni dei centri circostanti da cui possano derivare i vari nomi, “ Tiracia, Triocala, Tissa, Demena, Alesa Mediterranea “, riferentesi ad un medesimo sito. Questa tradizione, secondo alcuni storici, palesa la statua detta di “ Randazzo Vecchio “, che sorge nella Piazza di S. Nicola davanti all’omonima chiesa. Essa raffigura un’uomo che tiene sulle spalle un’aquila che si incurva sul suo capo, mentre una serpe gli si attorciglia al corpo mordendogli la mammella sinistra e un leone gli giace ai piedi. L’uomo in cui si è voluto identificare il Gigante Piracmone, nella tradizione simboleggia la vecchia città la cui origine, come quella delle città della zona etnea, è legata al mito ciclopico. Secondo la mitologia infatti sarebbe stato uno dei tre Ciclopi abitatori della zona nord dell’Etna, appunto Piracmone, il mitico fondatore della città.